Ed è la sera che ripensi a tutto. Il momento peggiore della giornata, quello in cui dovresti riuscire a spegnere l'interruttore e ad allontanarti dal mondo, soprattutto da ciò che ti ha fatto soffrire. Vorresti riuscire a silenziare quella maledetta voce e a oscurare la mente dalle immagini che tornano a prendersi prepotenti il loro spazio, come se niente fosse.
E ti trovi avvolta nel silenzio e in una calda coperta che ti illudi ti protegga da tutto, ma non riesci a scappare. Sei convinta di poter agire tu, sul tuo stesso destino, e fare scelte, intraprendere cambiamenti. Ma non sempre è possibile. Non sempre è così.
A volte ti trovi a dover accettare quello che è, impotente, con una voglia di urlare e spaccare tutto, pur di fare in modo che le cose vadano come dici tu. Però finisce come in uno di quei sogni in cui urli e nessuno ti sente. Rimani immobile perché tanto non c'è più nulla da fare; semplicemente rimani invisibile, perché tanto sai che nessuno sarà in grado di vederti.
E vorresti romperlo, quel silenzio, quelle barriere che si frappongono fra te e fra quello che desideri con tutta te stessa, ma che non avrai mai. E allora ecco che ti rassegni all'abbandono e anche a qualche lacrima. Prometti a te stessa che la prossima volta sarai più preparata ad incassare il colpo e che diventerai più forte. Ti rialzerai guardando avanti e dimenticando quel dolore che ti ha trafitto nel profondo. Sarà necessario. E irrinunciabile.
Come il desiderio di essere felice.
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